Scopri come recuperare al meglio un operatore che non è più in grado di uscire in autonomia da un ambiente confinato, e guarda un caso concreto di applicazione delle norme e delle best practice relative.

Se sei un installatore di sistemi di sicurezza o di linee vita, oppure lavori in un’azienda che ha la necessità di mettere in sicurezza uno spazio confinato (o ambiente confinato) questo articolo è per te.

Leggendo capirai:

  • Cos’è uno spazio confinato, o ambiente confinato
  • Cosa dicono in materia le norme internazionali
  • Cosa dicono le norme italiane
  • Quali sono i passaggi chiave per disporre il recupero degli operatori

In più, troverai un esempio pratico di come è stata risolta una situazione di pericolo potenziale in entrata e uscita da uno spazio confinato, con un caso studio concreto, riguardante un’azienda manifatturiera.

Cos’è uno spazio confinato, o ambiente confinato, e come riconoscerlo?

Guardiamo prima le normative internazionali.

NIOSH e OSHA

Secondo la normative statunitensi NIOSH e OSHA, riconosciute a livello internazionale come standard autorevoli di sicurezza sul lavoro, uno spazio o ambiente confinato:

  • Non è progettato per attività lavorative ordinarie, ma è abbastanza grande per consentire l’ingresso e lo svolgimento del lavoro assegnato all’operatore;
  • Presenta aperture, e la grandezza di quelle di accesso e di uscita sono limitate;
  • La ventilazione naturale è sfavorevole;
  • Presenta una difficoltà di recupero di un ipotetico operatore infortunato o in condizioni di incoscienza;
  • Presenta il rischio di infortuni gravi o mortali a causa della configurazione dello spazio confinato stesso, o la presenza di agenti chimici, fisici e biologici pericolosi;
  • Presenta quindi un’atmosfera pericolosa o potenzialmente pericolosa legata a sotto o sovraossigenazione, gas, e/o vapori tossici o infiammabili;
  • Contiene materiali che possono intrappolare, seppellire o provocare annegamento agli occupanti;
  • La configurazione degli ambienti costituisce di per sé un pericolo di intrappolamento o asfissia;
  • Ci sono altri potenziali pericoli per la salute o per la sicurezza degli operatori.

Tuttavia, NIOSH e OSHA non sono norme direttamente applicabili in Italia.
Sono un riferimento pratico utilissimo, ma sicuramente nel Bel Paese non valgono come riferimento legislativo.
Quindi conviene concentrarsi sulle normative in vigore su spazi confinati e ambienti chiusi, come il D.Lgs. 81/2008.

 

D.Lgs. 81/2008

Per il Decreto Legge 81/2008 gli ambienti confinati sono:
“pozzi neri, fogne, camini, fosse, gallerie e in generale in ambienti e recipienti, condutture, caldaie e simili, ove sia possibile il rilascio di gas deleteri alla salute e all’incolumità dei lavoratori”

Qualche dettaglio.

Art. 66 [già art. 25 DPR 303/56], Lavori in ambienti sospetti di inquinamento:

  • È vietato l’accesso a lavoratori in ambienti con rischio di rilascio di gas deleteri senza accertare l’assenza di pericolo
  • È obbligatorio ventilare l’ambiente con mezzi idonei prima dell’accesso
  • Utilizzo di cinture di sicurezza e vigilanza continua se vi è dubbio sulla pericolosità dell’atmosfera

Art. 121: Presenza di gas negli scavi:

  • È obbligatoria l’adozione di misure contro i pericoli derivanti da gas o vapori tossici, asfissianti, infiammabili o esplosivi
  • È obbligatorio dotarsi di dispositivi di protezione individuale e sistemi di salvataggio in caso di pericolo
  • È vietato l’utilizzo di fiamme o apparecchi che possono provocare incendi in presenza di gas infiammabili

Allegato IV – Art. 3: Vasche, canalizzazioni, tubazioni, serbatoi, recipienti, silos:

  • Obbligo di aperture di accesso di dimensioni tali da poter consentire l’agevole recupero di un lavoratore privo di sensi;
  • Verifica dell’assenza di gas o vapori nocivi o polveri infiammabili e adozione di misure di sicurezza.
  • Previsione di sistemi di sezionamento condotti, tubazioni, isolamento linee elettriche e ventilazione adeguati.
  • Protezione dei bordi dei serbatoi aperti e adozione di misure contro la caduta dall’alto dei lavoratori.
  • Contrassegno delle tubazioni contenenti liquidi o gas pericolosi.
  • I lavoratori che prestano la loro opera all’interno dei luoghi predetti devono essere assistiti da un altro lavoratore, situato all’esterno presso l’apertura di accesso.

 

In più, la norma UNI 10449-2008 definisce gli spazi confinati, in modo spiccio, come:

“Spazi delimitati, normalmente chiusi, con aperture per consentire l’ingresso delle persone”

Insomma, se c’è un punto comune tra le varie normative è che

Le casistiche per cui mettere in sicurezza uno spazio confinato e/o con sospetto di inquinamento, sono varie e molteplici

Secondo queste definizioni, anche una piscina vuota è uno spazio confinato.

È sufficiente che chi sta pulendo il fondo della vasca con una semplice scopa si senta poco bene.
Come viene estratto?
Come viene soccorso?

Bisogna prevedere e studiare il recupero dell’operatore prima che un eventuale situazione pericolosa si presenti.Per fare ciò è necessario partire dal concetto che è necessario recuperare una persona che non si sente bene, e che potenzialmente non è cosciente da uno spazio tendenzialmente angusto.

Questo spazio è chiuso da tutte le direzioni tranne l’apertura o l’accesso, che spesso sono dall’alto.
Scendiamo nella pratica.

Forno industriale: un esempio pratico di messa in sicurezza degli operatori che devono accedere e uscire da uno spazio confinato

Guarda questa foto:
spazi confinati

Prima del nostro intervento, questa azienda faceva manutenzione a dei forni industriali per eseguire trattamenti termici a componenti metallici (che altro non sono che dei cilindri fuori terra, di dimensioni circa 3 x 2.5 metri) in condizioni di non sicurezza.

L’ambiente dei forni, spazi angusti per definizione, presenta varie difficoltà di recupero dell’operatore.

Prima della messa in sicurezza, l’operatore

  • saliva su una scala portatile appoggiata al forno
  • non era assistito
  • prendeva di peso un’altra scala portatile che aveva precedentemente appoggiato al forno
  • la calava dentro il forno
  • scendeva per effettuare le operazioni di pulizia

Le condizioni di operare in sicurezza non erano minimamente soddisfatte.

Infatti:

  1. l’operatore sarebbe potuto cadere da entrambe le scale, esterna e interna
  2. la scale non erano fissate a nulla, quindi potevano scivolare
  3. non ci sarebbe stato un altro operatore per soccorrerlo in qualsiasi momento
  4. in caso di malore della persona all’interno del forno l’altro operatore non avrebbe avuto modo di portarlo fuori a peso morto, se non mettendo a repentaglio la sua stessa incolumità

Come è stato gestito questo caso?

La prima valutazione ha riguardato le strutture di supporto nelle vicinanze.

In poche parole, le strutture di supporto non erano presenti.
Un’ulteriore complicazione era il carro ponte, che impediva l’installazione di qualsiasi aggancio a soffitto.

Questo ha determinato la scelta: abbiamo installato a terra, in prossimità del forno, una speciale gru da recupero che può arrivare a 4 metri di altezza, che ha uno sbraccio di 2 metri.
In condizioni dove è necessario uno sbraccio minore (fino a 1.20 mt) avremmo optato per un altro tipo di prodotto, trasportabile, come la Gruetta 795.

linea vita

La base gialla, fissata a terra, permette di ripartire le forze che agiscono sul meccanismo di recupero.

La sicurezza è garantita perché l’operatore è sempre vincolato all’arrotolatore con funzione recupero, installato sul dispositivo.

L’operatore è sempre in sicurezza perché l’arrotolatore funziona:

  1. Sia durante l’eventuale scivolamento dell’operatore dalla scala,
  2. Sia durante il recupero all’interno dello spazio confinato, se l’operatore dovesse sentirsi male.

Il lavoro di installazione di questo sistema di sicurezza finisce qui?
Assolutamente no: bisogna spiegare come usare i sistemi di sicurezza… a chi li userà. 

La parte finale – fondamentale  – di qualsiasi processo di messa in sicurezza di uno spazio confinato è proprio questa: la formazione.

La formazione per l’utilizzo dei sistemi di sicurezza negli spazi confinati: un passaggio obbligato

Possiamo progettare e installare i sistemi di sicurezza più sofisticati…

Possiamo progettare e installare i sistemi di recupero operatori da ambienti confinati più all’avanguardia…
… ma dobbiamo tenere a mente che NON saranno utilizzati da esperti del settore.

Dobbiamo pensare a chi userà il sistema, anticaduta o recupero che sia.
Salvo rari casi l’utilizzatore non è un esperto: è un manutentore, un impiantista, un operaio generico o specializzato e così via.

In altre parole se progettiamo e sviluppiamo unicamente dal nostro punto di vista di tecnici della sicurezza commettiamo un errore potenzialmente fatale.

E non si parla di errori di calcolo o di valutazione del rischio, è molto più banale.

Visto che 99 utilizzatori su 100 di un impianto di recupero da spazi confinati non sono esperti di sicurezza, bisogna pensare a due fattori:
Ne elenco qualcuna:

  1. Senza formazione e addestramento adeguata le probabilità che il sistema non venga usato correttamente o non venga usato affatto crescono esponenzialmente
  2. Se il sistema di sicurezza non è ergonomico e facile da usare le probabilità non venga usato correttamente o non venga usato affatto crescono esponenzialmente

Cosa vuol dire?

Più gli operatori troveranno complicato usare un sistema di recupero da spazio confinato – o non avranno abbastanza informazioni per farlo – più si sentiranno autorizzati a pensare

“Ma sì, sto attento… cosa vuoi che mi succeda?”

E sappiamo bene quanto questo pensiero contribuisca ad alzare i rischi.
Visto che il nostro lavoro è valutare i rischi prima di tutto, dal nostro punto di vista questo è inaccettabile.

Più riusciamo a rendere facile l’uso di un sistema di sicurezza – sia come attrezzature che come formazione – più verrà usato.

Dev’essere FACILE da utilizzare.

Sia le attrezzature che le procedure devono essere quanto più possibile “leggere”, intuitive, non devono costare fatica fisica o mentale.

NON deve ingenerare il pensiero: “Eh ma io non ho voglia di capire come funziona questo marchingegno“.
Ecco quindi che nel caso riportato, dopo l’installazione, abbiamo proceduto a una sessione formativa dei vari step agli operatori che avrebbero utilizzato il sistema di sicurezza.

Questo articolo ti è stato utile? Vorresti più informazioni da parte di Sial Safety?

Compila il form qui sotto e prenota una consulenza gratuita con una persona del nostro team.

Grazie per la lettura,

Alberto Gandellini
CEO Sial Safety